Il 17 Gennaio la Tradizionale Trippata di Sant'Antonio
Il 17 Gennaio la Tradizionale Trippata di Sant'Antonio
Gli amici dei Pompieri di Sant'Angelo Lodigiano organizzano per martedì 17 gennaio la tradizionale Trippata di Sant'Antonio.
La gustosa Trippa dovrà essere prenotata telefonicamente al numero 331 73 03 153 entro venerdì 13 gennaio, con offerta minima di 5 Euro a porzione, e verrà poi consegnata per l'asporto presso la torretta delle Mura Spagnole in viale Partigiani.
Il ritiro potrà essere effettuato il 17 gennaio dalle ore 19.00 alle 21.00 e chi vuole potrà portare direttamente la propria "schisèta".
Il ricavato sarà interamente devoluto ai Vigili del Fuoco di Sant'Angelo Lodigiano.
Perché i Pompieri festeggiano Sant'Antonio?
Accanto a Santa Barbara, i Vigili del Fuoco ricordano e celebrano come loro protettore anche Sant’Antonio Abate.
Antonio nacque in Egitto, a Coma, intorno al 250 d.C. da una benestante famiglia cristiana. È considerato il fondatore del monachesimo cristiano. Rimasto orfano intorno ai vent’anni, decise di abbandonare ogni bene terreno e ritirarsi nel deserto per iniziare un cammino solitario di preghiera e ascetismo. Il suo isolamento fu da guida per altri che si erano ritirati nel deserto e che a lui si rivolsero per diventare la loro guida spiritale, il loro abate (“abbà”). LA VITA DI ANTONIO La “Vita Antonii”, scritta da Atanasio di Alessandria che di Antonio fu discepolo, fece conoscere le sue gesta e divulgò il suo insegnamento oltre i confini dell’Egitto, facendone un modello di conversione e di vita spirituale, in Oriente come in Occidente, per uomini e santi come sant’Agostino e san Benedetto. Morì in un luogo sconosciuto a 106 anni, il 17 gennaio del 356 e proprio il 17 gennaio cade la sua festa, istituita nel V secolo dall’abate Eutimio in Palestina. Grazie a una rivelazione divina, il suo corpo fu scoperto nel 561 e trasportato ad Alessandria per riposare nella chiesa di San Giovanni Battista. In seguito alla conquista araba dell’Egitto, le sue spoglie mortali furono trasportate a Costantinopoli prima e in Francia poi, a Saint-Didier, nel 1191. Nel 1491, le reliquie di Antonio furono trasportate in una chiesa costruita per l’occasione a Saint Antoine, un villaggio dipendente dal priorato benedettino di Montmajour, prima di essere solennemente riposte nella chiesa di Saint-Julien ad Arles. Nel luogo si originò il primo nucleo di quello che poi divenne l’Ordine degli Ospedalieri Antoniani, il cui compito era quello di accogliere e assistere i devoti pellegrini colpiti dal fuoco di Sant’Antonio. Nelle sue rappresentazioni iconografiche, il santo è rappresentato come un eremita dalla lunga barba bianca, che si appoggia a un bastone con in cima il simbolo del Tau, accompagnato da un porcello e dalle fiamme, che poteva toccare a mani nude. La devozione per il Santo crebbe fin da subito tra le genti che lo consideravano un gran taumaturgo, un potente baluardo contro contagi e malattie. Secondo la tradizione, Antonio fu tormentato dal diavolo con il fuoco ed è per questo che il Santo divenne presto il protettore contro l’herpes zoster, chiamato dal volgo “fuoco di Sant’Antonio”. Il fuoco, il bastone, l’animale, il saio monastico e l’assistenza, divennero presto i principali simboli devozionali legati al culto di sant’Antonio abate che assorbì e si sovrappose alle antiche tradizioni religiose. Si sviluppò così la tradizione di accendere dei fuochi in suo onore, i Falò di Sant’Antonio, che sostituirono nella memoria popolare il fuoco legato alle ricorrenze pagane, acceso per rinnovare la fertilità della madre terra e mettere in fuga le tenebre, il freddo e gli spiriti maligni. Sant’Antonio abate è celebrato come patrono dei Vigili del fuoco, dei fornai e, in genere, di tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco e che vengono posti sotto la sua protezione in onore del racconto che vedeva il Santo recarsi all’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. È anche patrono dei macellai, dei salumieri, degli animali domestici e del bestiame: nei luoghi dove la memoria contadina è ancora forte, infatti, proprio il 17 gennaio vi è la tradizione di portare gli animali domestici all’aperto per la benedizione ecclesiastica.
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